sabato 17 ottobre 2009

20 giugno GUARDA - MIRANDA DO DOURO

Sulle orme di Josè Saramago

Incredibile! Devo cercare il sole. L'aria è talmente frizzantina che il mio naso trova conforto nel fazzoletto di carta. Uscito dal museo di Guarda (poche cose se si esclude una madonna con bambino di "granito policromato" che, fin che non la tocchi, non ci credi...). Mi sono svegliato alla solita ora e ho fatto colazione nel ristorante. Mi è venuto incontro un cameriere basso, ne giovane ne vecchio, dicendomi che era self service, poi rimettendosi a parlare, ad un tavolo, con un signore distinto.
"E' il signor Guerra?" avrei voluto chiedere... ma poi, se lo fosse stato, come andare avanti? e se non lo fosse stato, sarebbe nata una poco edificante commedia... Insomma ho mangiato e ho saldato con VISA. Un altro cameriere mi porta la valigia alla macchina.
E' piacevole girare col fresco per le strade di Guarda, ma forse è bene tornare nella Sè per vedere meglio il retablo dell'altare maggiore. L'opera è imponente, ma priva di slancio. Devo segnalare, appesi alle finestre, delle ragnatele nere come la notte, toglierle non è impresa da poco, lassù nel cielo...

Finalmente mi risiedo sempre sulla panca di una chiesa, come i barboni di De Gregori, senza fumare però. E' la Sè di Torre de Moncorvo, ormai Tras-os-Montes. Tanta strada ho fatto e tanta ne ho ancora da fare prima che scenda la notte. E' forse la tappa più lunga di questo viaggio, sicuramente la più tormentata, per via delle curve, delle montagne e dei fiumi.
Questa volta l'aria sotto le volte è pregna di un laico Fabello (quello che lucida nuovo e bello) espanso a larghe mani da una donna scalza sull'altare laterale che pulisce tutto quest'abbandono. Pulire una Sè sembra una sciocchezza... invece non lo è, provare per credere.
Guardando bene, le donne sono diverse, almeno cinque e si fanno coraggio, che la chiesa e grande e la polvere tanta. Quest'odore poi, oltre che far bene al legno, stimola i pensieri su vie incerte e anomale: quel che ho scritto ne è una prova.


Questa è una delle crociere centrali, sorretta da gigantesche colonne cilindriche. Le tre navate hanno stessa altezza, fino a creare uno spazio a "stanzone" per nulla interessante.
Mi sono spostato sul sagrato, dove un lungo sedile di pietra forma una panca che gira tutt'intorno alla chiesa.
Il sole ormai non scotta più e ne approfitto per riassumere il tragitto da Guarda fin qui.

Sono passato per Almeida, una città-fortezza, ormai fuori dal mondo, come certi paesini da trenini elettrici, con l'ufficio postale, le facciate immacolate, la torre dell'orologio sulla piazza, i giardinetti, le logge coi tavolini del bar, tutto perfettamente pulito e lindo, anche perché manca proprio la ferrovia...
Ho proseguito per Castelo Rodrigo, ancora più in abbandono, se non fosse per i lavori di restauro e adattamento, ma, se per questo, era meglio per lui che se lo fossero dimenticato completamente.
Poi mi sono avventurato per una stradina tra i campi che porta al convento di Aguiar, dove l'uomo della chiave mi ha pedinato/scortato, urlando, nella sua lingua, una tiritera essenziale per lo straniero, condita da tanti muy bonito, tanto per essere internazionale. Se si aspettava un premio, è rimasto deluso: il viaggiatore ha continuato il suo cammino.
Per arrivare qua a Torre de Moncorvo ho attraversato e riattraversato il Douro, fiume imponente che in Italia manca.

Anche la facciata arcigna di questa chiesa manca da noi, con questa enorme torre campanaria che è tutta la facciata; una lunga serie di "birilli" scandisce le sedute di pietra e non potrebbero, anche loro, che essere fatti delle stessa materia.
E' tardi, mi devo rimettere in moto per la meta finale di Miranda do Douro e sono forse solo a metà strada.
Peccato perchè la cittadina pare interessante, con una sua vita dai ritmi calmi e blandi, ma certamente vari.

Mogadouro è invece solo una tappa per qualche foto ad un asino o ad un mulo (la competenza del viaggiatore non è all'altezza dell'ambiente agreste) che cerca qualche filo verde fra le rovine di una vecchia torre, la stessa del pittore-ragazzo dello Spagnolo. A dire il vero, anche oggi c'è un pittore, che certamente una volta è pure lui stato ragazzo, ma non avevo ancora letto l'episodio e quindi aggiungo la chiosa a posteriori.
La strada è lunga e interminabile, poi, per una strada finalmente dritta, sali e scendi decisi, si arriva finalmente a Miranda.
Cerco subito alloggio e lo trovo bello ed economico; ancora una volta si chiama Turismo. Solito relax con doccia e superquark inedito per queste parti. Da fuori giungono i goals del Portogallo che deve aver sommerso i tedeschi a giudicare dalla frequenza dei boati. Esco per la cena, ma sia nella parte vecchia (di la dal ponte) che nella nuova non c'è nessun ristorante aperto; questa sera non si tratta di essere schizzinosi o difficili.
Qui in alta montagna, zona di confine per giunta, la notte cala prematura e rapida, tutti si adeguano tranne il turista che vorrebbe trovare locali notturni e attrazioni quasi fosse a Lisboa. Siccome invece non ci sono altri svaghi e tutto pare morto, eccetto qualche lieve e scomposta esultanza per la vittoria calcistica, il viaggiatore se ne torna mestamente e leggermente in camera (n°309).

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