domenica 25 ottobre 2009

Espresso 823 “freccia del sud” Carrozza 1 compartimento 7

Bologna-Roma (1p)

A Bologna sono le quattro del pomeriggio e fa un caldo che ti s’attacca addosso. Rocco ha le tasche piene di monetine che deposita regolarmente nelle fessure dei distributori automatici di bibite che incontra sul percorso. La carrozza n.1 ovviamente è l’ultima del convoglio e per salirci bisogna quasi arrivare a Modena sud.
Il biglietto-tovagliolo delle FS dice che il posto prenotato è il 103, ma non fa a tempo a sistemare il saccone che un vecchietto con un sano accento siculo gli propone di scambiare il 103 col 74, perché è stato separato dalla moglie… Le maniere brutali delle FS sono riuscite in quello che tanti anni di matrimonio non erano stati capaci.
Rocco, che si è già guardato attorno e non ha trovato trippa per gatti, si sposta dal compartimento 10 al compartimento 7, così come si compra un altro biglietto alla lotteria della befana, dando persino l’impressione al vecchio di aver compiuto una buona azione.
Prende posto al 74 dopo aver scaricato il pesante fagotto. L’espresso viene da Milano e la squadra della cuccetta C6, l’unica nella quale sia stato possibile trovare un buco, è quasi fatta: Rocco, una signora più anziana ma non ancora scartabile che ha tutta l’aria di essere una prof sgallonata, un signore riservato e/o scoglionato forse dal viaggio o dai casi della vita, due ragazzi che non trovano di meglio da fare che spararsi nelle testa musica atroce, a tale volume che i bassi arrivano alle orecchie di Rocco e gli scompigliano i pensieri…
I due trovano pure il tempo di scambiare qualche battuta del tipo: (nonostante gli sforzi non ne ricordo una, suggerimenti please)
Rocco ha qualche problema con signor Malaussène e scarica sui due ragazzi la colpa grave di non riuscire a cogliere il ritmo di Pennac. Le gallerie che si rincorrono di certo poi non aiutano la lettura.
A Prato sale il sesto uomo che, a giudicare dalla statura, potrebbe anche aver pagato la tariffa ridotta. Rocco si presta con la valigia, visto che non è il caso di far salire il nano sulla scaletta, anche se magari questo lavora al circo Togni ed è un acrobata con le palle!
La sosta si prolunga e il getto d’aria condizionata si trasforma in un fiacco soffio asmatico lasciando il campo all’afa pomeridiana che avanza in accerchiamento. Finalmente si riparte e si presenta pure il vetturino, un personaggio da film: ricorda nei modi e nella parlata Luciano Salce, c’ha anche la bocca storta. Dice, in un italiano buro-siculo-ferroviario, che a lui non frega niente se ho cambiato biglietto con quello della cabina 10, tanto i biglietti li prende tutti lui e ce li ridarà all’arrivo, e poi lui sarebbe il vetturino della carrozza n.2 e se lo vediamo sulla n.1 è solo perché il suo collega è in ferie.
A Firenze Rocco chiede alla prof, che nel frattempo s’è capito provenire dal varesotto, una delle sue riviste culturali; tra Chi, Gente e la Settimana Enigmistica, la scelta è spinosa. Decide di farsi una full immersion nel jet set cinefilo-politico-papponico, tra baci rubati, corpi esibiti e crisi esistenziali a bordo di yacht chilometrici, quando si ritrova solo nello scompartimento. Il silenzio, la solitudine gli da più fastidio del casino e non tarda ad uscire pure lui nel corridoio affollato.
Il convoglio si ferma a Chiusi - Chianciano Terme, una sosta di pochi minuti ma che a molti pare più che inopportuna, fintanto che la folla pigiata non vede, come in un’apparizione miracolosa, Valeria Marini o il suo cartone petrolifero salire sul vagone. Rocco getta la testa fuori dal finestrino, come un pesce volante sull’acqua, e non crede ai suoi occhi: i due milanesi hanno lasciato l’hard rock e stanno aiutando la Marini e la sua damigella con i bagagli, a salire la scaletta e a farsi largo nel corridoio, tra occhi rapiti e mani trattenute a stento. “Sti mocciosi, altroché pirla…” si lascia sfuggire Rocco. “Come?” domanda il nano alzando il naso verso lo zenit. Dalla sua mole, lui non lo caga neppure, che deve seguire l’entrata in scena della vamp, che avanza con andatura pomposa stretta nell’aderente e sfuggito tubino bianco a fiori nelle varie sfumature di grigio, e anche dagli sguardi interessati di tutti i maschietti del treno.
Rocco sgama che i quattro si conoscono e che vorrebbero sistemarsi nella stessa cabina, ma la dama di compagnia ha un posto nella 8 e Valeria nella 6.
Da vicino si capisce che trattasi della versione baby della vamp, diciamo prima del successo? Comunque le misure, le movenze e … pure la voce stridula sono le stesse. Lei si pone subito a capo della comitiva e afferma con sicurezza che poi chiederà a qualcuno di cambiare di posto in modo da passare tutti assieme la notte.
A Rocco certe visioni muovono la vescica e, siccome aveva sentito i due ex-pirla parlare di un solo cesso funzionante, chiede a uno dei due dove è il caso di tagliare la folla brulicante.
Al ritorno in cabina il signore scoglionato e pure il nano, con tanto di valigie al seguito, non ci sono più; al loro posto le due bionde.
I giovani non solo si conoscono, ma si scopre che uno dei due ragazzi è fratello della Valeria e l’altro il suo ragazzo (?!), mentre l’amica pare avere qualche mira sul fratellino della vamp…
La Marini possiede notorie doti persuasive, ma i rapporti col vetturino restano difficili, che a lui non importa nulla degli spostamenti dei viaggiatori, basta che gli consegnino biglietto e prenotazione. E comunque lui è responsabile della carrozza n.2 e se lo vediamo su questa è solo per fare un piacere ad un collega in ferie… La tipa resta col biglietto-tovagliolo in mano, si guarda attorno stupita, poi, siccome tutti fanno la faccia rassegnata, con un’alzata di spalle ripone la carta nella borsetta.
Rocco apre e richiude subito il povero signor Malaussène, che nel frattempo, con tutti quegli scambi da calcio-mercato estivo, s’è tutto spiegazzato. I quattro fanno tanto fracasso che non si riesce a fare altro che seguire i loro discorsi. Poi inizia a piovere: certo nello scompartimento 7, nonostante fuori il sole inondi tutto il creato, cadono gocce di te; alla pesca per la precisione. “Ma no dai… è solo la condensa!”. I pirla hanno portato delle bottiglie di te ghiacciato ed hanno giustamente pensato di posarle nella mensola più alta, proprio sulla testa di Rocco. Quest’imprevisto mette appetito ai giovani che, cercando di far terminare la pioggia, ne approfittano per aprire altri fagotti pieni di cibarie: circa la metà delle valigie è piena di cose da mangiare: patatine, panini, tramezzini, merendine, torta della nonna, ecc.
“Signore” vuole anche lei qualcosa?” chiede inaspettatamente la figona.
Rocco prima maledice il barbiere che gli aveva giurato che il taglio corto ringiovanisce il volto, poi risponde che no, non ha fame, con questo caldo… semmai qualcosa da bere. “Abbiamo acqua minerale gasata e non, te alla pesca, al limone, anche verde, succhi di frutta…” elenca diligentemente il cucciolo. “Ecco… un succo grazie” taglia corto Rocco che non riesce a scacciare il sospetto che lo stiano prendendo per il culo.
“Alla pera, alla pesca, all’albicocca… c’è anche al tropical vero?” insiste il fratellino.
“Alla pesca va bene” risponde acido Rocco, tanto che il ragazzo non dice più nulla e gli porge il tetrapak con la cannuccia.
Mentre Rocco succhia il succo con la cannuccia che gli diventa sempre più corta al diminuire del liquido, gli altri allestiscono un vero e proprio banchetto; pure la prof non rifiuta una fetta di torta. Rocco si sente escluso, si pente di essere stato villano e di aver pensato quello che ha pensato; questi sono pischerelli, non lo fanno con cattiveria. “Che avete svaligiato l’Esselunga?” prova a rimediare il bellimbusto che ha trascorso qualche tempo a Milano, sopravvivendo grazie alle insalate prelavate e miscelate dalla catena di distribuzione alimentare. La battuta funziona tanto che prima di riporre le cibarie la vamp, che appare sempre più come il capo banda, insiste: “Lei è sicuro di non volere assaggiare neppure un pezzetto di dolce?”.
Le ombre della sera hanno risvegliato le luci elettriche che si riflettono su lunghe strisce metalliche e sporchi vetri temprati. Sono fermi da un po' alla Tiburtina dove forse attaccheranno altre carrozze, non ci sarebbe nulla di meglio per ingannare l’attesa che fare quattro chiacchiere, ma quel lei, anche se viene dopo il signore, frena l’entusiasmo di Rocco.
“Sicuro, grazie; più tardi mangerò il panino che ho portato”.
Non appena ripartiti ecco di nuovo il vetturino che subito si rivolge alla signora prof per chiedere un favore. Intanto Valeria riprende in mano il suo tovagliolo nella speranza di risolvere il caso; i dialoghi s’intrecciano, gli animi già surriscaldati prendono fuoco. La scena è proprio da commedia all’italiana con la battuta fulminante del vetturino rivolta alla signora “Ma lei femmina è?”. Questa si guarda attorno e cerca conforto, se non proprio conferme, ma trova solo volti inebetiti. Il tipo capisce di averla detta grossa, allora prosegue: “Dunque lasciatemi spiegare senza interrompere, ci sarebbe il qui presente signore che per l’appunto è salito alla Tiburtina senza prenotazione, cosa che non si dovrebbe mai fare… ma comunque fortunatamente sarebbe disponibile un posto nella cuccetta C4 confort; disgraziatamente è occupata tutta da femmine e lei capisce bene… allora io chiedo, per conto del signore s’intende, la cortesia di scambiarvi di posto. Ah beninteso il signore è disposto ha pagare la differenza del prezzo del biglietto, e poi lei starà più comoda che qua” termina la sua omelia guardandosi attorno deformando ancor di più la bocca come se solo allora s’accorgesse della trascuratezza dell’allestimento.
La prof dice che non ha nulla in contrario, basta che qualcuno le porti i bagagli, inoltre vorrebbe pagarsi la differenza, visto che lei si godrà il maggior comodo e non il signore. Mentre il signore si affaccia dalla porta e volenteroso prende i bagagli della prof, la Marini riesce finalmente a farsi esaminare il tovagliolo e, con un bel buco di controllo, lo ripone definitivamente nelle mani del vetturino.
Il nuovo arrivato in realtà viene da Torino dove lavora da anni come autista fornitore e se ne sta tornando dalla famiglia a Palermo per trascorrere le ferie. A Rocco non va proprio giù che l’abbiano chiamato signore, perché a guardarlo bene pare più giovane…
Intanto qualcuno dei ragazzi ha tirato fuori le carte e, sbrigate ormai tutte le formalità culinarie-burocratiche-ferroviarie, tutti si sentono rilassati e pronti al gioco. Dopo una briscola maschi-femmine e un’altra a coppie invertite, dove non s’è riuscito mai a capire chi avesse superato i 60, qualcuno propone di cambiare gioco e tira fuori delle strane carte tutte colorate.
Si cerca di coinvolgere anche i signori: il fratellino si occupa dell’autista fornitore e la sorellina, forse solo perché gli è seduta accanto, di Rocco. “Vuole giocare anche lei” chiede sbattendo gli occhi come una bambolina di porcellana.
Rocco che ormai non riesce a distogliere lo sguardo da quell’involucro bianco fiorato, si gioca le sue carte: “Volentieri, se però lasciamo perdere il lei che m’imbarazza. Il mio nome è Rocco”.

Si, ha detto proprio così st’impunito…

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